Speleo Club Orobico C.A.I. Bergamo - Bosnia, scoperte sette nuove grotte evitando le mine

SPELEO CLUB OROBICO CAI BG

Bosnia, scoperte sette nuove grotte Evitando le mine
La spedizione. Quattro bergamaschi hanno contribuito all’aggiornamento del Catasto speleologico del Paese L’esplorazione delle doline e il fiume che si inabissa

di EMANUELE CASALI
Quando a 24 anni esplode la travolgente passione, e si esce dal proprio particolare per aprirsi all’universale, portando competenze e utilità agli altri, all’estero, anche sfidando rischi e zone minate. 
È la piccola grande storia estiva di Sebastian Ferri, di Grassobbio, ammaliato dalla peleologia al punto da dedicarle le ferie che vuol dire passarle sotto terra, nel buio, nei misteri inesplorati delle grotte carsiche della Bosnia Erzegovina. 
Esplorare, meravigliarsi, apprendere qualcosa ad ogni passo; incontrare pipistrelli, ragni, scorpioni; nuotare in un fiume sotterraneo con l’acqua a 5 gradi e recuperare in fretta l’uscita per riscaldarsi a 35 gradi di sole. Un’estate speciale collaborando all’aggiornamento del Catasto speleologico della Bosnia tramite l’associazione Centar Za Krs Speleologiju di Sarajevo. 
Durante le vacanze 
Una spedizione di sei persone, l’ha organizzata lui, Sebastian, dieci giorni, i più vacanzieri dell’anno, dal 6 al 14 agosto. Ci si arriva, ad un esercizio speleologico siffatto dopo diverse settimane di contatti con la speleologia bosniaca. Racconta Sebastian: «Ero stato in Bosnia nel 2015 e subito mi aveva incuriosito la particolare conformazione del territorio: grandi superfici brulle sull’altopiano punteggiate a macchia di leopardo da “doline” che sono affossamenti nel terreno, profondi anche 50 metri sul fondo delle quali prospera una fitta vegetazione in contrasto con il terreno arido di superficie ». 
«Alla base della dolina il terreno è umido perché risente degli effetti delle grotte sottostanti e ciò favorisce la vegetazione » spiega Francesco Merisio partecipante alla spedizione oltre che presidente dello Speleo club orobico con sede al Palamonti presso il Cai di Bergamo a cui il club è associato: «Da 40 anni, proprio quest’anno» specifica Merisio.
L’utilità della spedizione 
è stata la scoperta di sette nuove grotte: «Adesso invieremo le nostre rilevazioni a Sarajevo per poter aggiornare i loro documenti» si impegna  Sebastian. Fra previsti e imprevisti, gli otto giorni sono filati via in un amen, ma non tutto è stato semplice. A cominciare da alcune info acquisite di prima mano dalla Bosnia nella corrispondenza per email fra Sebastian e Antonio Milanolo, novarese, residente per lavoro e famiglia in Bosnia che fin dalla prima mail si fa scrupolo di avvertire che «gran parte della Bosnia è a rischio mine. Assolutamente non girate in zone senza che siate sicuri di dove state andando». 
La mappa in internet 
Sebastian trova in internet una mappa dei campi minati in Bosnia con colori diversi secondo che ci siano o non ci siano più mine. Antonio commenta: «Difficile avere carte precise. Le zone rosse sono minate, le zone rosa o sono dubbie o sono sminate. Andate prudenti. Sarajevo è praticamente circondata da campi minati». Però conforta: ci sono anche zone sicure. «Abbiamo preso tutte le precauzioni - osserva Ferri - infatti non abbiamo esplorato una zona vicina a noi perché le mappe la davano come minata».

█ █ Invieremole nostre rilevazioni a Sarajevo er poter aggiornare i loro documenti»
Con queste premesse la spedizione parte, condotta da Ferri e Merisio, con i bergamaschi Lorenzo Rota e Matteo Palazzi, la  milanese Marzia Rossi, la friulana Antonella Piccardi. La prima curiosità che appassiona il gruppo è la constatazione di un tipico fenomeno carsico realizzato dal fiume Suija che ad un certo punto scompare nel sottosuolo per ricomparire dopo sette km mantenendo un’altitudine costante: entra in cavità a 850 metri di altitudine, esce a 730 metri. Spiega Merisio: «Trovandosi praticamente al piano, pur a 800 metri di altitudine, il letto del fiume tende a serpeggiare, a creare anse e meandri. Abbiamo esplorato circa nuovi 400 metri: è stato un momento avventuroso e interessante ».
C’è stata l’esplorazione 
della Dolina Vrilo; la discesa a strapiombo di circa 50 metri con attacchi alla parete rocciosa previa verifica di stabilità: «A quei chiodi è attaccata la propria vita» riflette Sebastian; una nuotata in acqua melmosa; esplorazione della grotta Dobra con residuati bellici; nella Dolina Matrioska la misurazione di un salone lungo 100 metri, largo 50, alto 15; nuotata di 24 metri in acqua gelata, quatto quatto in un cunicolo, e tornare indietro per sicurezza: «La speleologia è anche sapersi dire basta perché oltre è pericoloso».
Esplorate in 
tutto dieci grotte. A conclusione dell’avventura Sebastian sorride soddisfatto: «È stata un’esperienza unica, non la classica a volte monotona vacanza; sognavo quelle mappe lì, le doline, il fiume che si inabissava: li sognavo dall’ottobre 2017. Con la nostra spedizione partecipiamo all’aggiornamento del catasto di mappe e grotte della Bosnia. È stato il completamento delle mie passioni: i viaggi, la speleologia, la scoperta continua di cose nuove. Per me, queste cose, sono un’attrazione viscerale. L’anno prossimo vorremmo tornarci».

Al Palamonti
Diventare speleologi C’è il corso
Un corso al Palamonti dallo Speleo Club Orobico sarà realizzato nelle prossime settimane: è il 40° corso. La serata di presentazione e iscrizione è 13 settembre alle 21, nel salone conferenze in via Passo della Presolana. Il corso è dal 21 settembre al 23 ottobre; le lezioni teoriche  abbigliamento, alimentazione, rilevazioni, carsismo, fotografia, biospeleologia, soccorso in grotta) si tengono al venerdì alle 21; sabato e domenica uscite in grotte bergamasche e lombarde. Per partecipare basta avere 16 anni. Verranno illustrate le principali nozioni tecniche,  scientifiche e comportamentali che rappresentano il bagaglio di ogni speleologo. Info Francesco 333.734.4956  

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